La fobia scolastica è un disturbo che colpisce bambini e adolescenti, caratterizzandosi per un’ansia intensa legata all’ambiente scolastico.
È importante non confondere questo disturbo con l’assenteismo ingiustificato, che si manifesta quando i ragazzi evitano la scuola per dedicarsi ad altre attività.
Circa il 5% dei bambini e adolescenti in età scolare ne è affetto, e il disturbo può presentarsi già a partire dai 5 anni, prolungandosi fino ai 17-18 anni.
Sebbene la fobia scolastica non venga considerata un disturbo a sé stante nei manuali diagnostici, viene comunque inclusa nella categoria delle fobie, manifestandosi come un’angosciante paura spesso accompagnata da episodi di panico, che spingono il bambino o l’adolescente a evitare la scuola (De Masi, F., Moriggia, M., & Scotti, G., 2020).
Il disturbo si esprime in vari comportamenti, tra cui:
- Assenze prolungate dalla scuola.
- Frequenza scolastica irregolare, con interruzioni durante la giornata o lezioni saltate.
- Ritardi cronici.
- Comportamenti problematici al mattino, come capricci o rifiuto di uscire di casa, che inducono i genitori a non mandare il figlio a scuola.
- Ansia eccessiva nei giorni scolastici, accompagnata dal desiderio di non frequentare più la scuola.
La fobia scolastica può manifestarsi anche con difficoltà a lasciare il letto al mattino, sensazione di immobilità in casa, o con il bambino che rifiuta di entrare a scuola, tornando a casa invece di entrare in aula.
In alcuni casi, vengono adottate strategie di evasione, come allontanarsi dalla scuola.
Oltre ai comportamenti, i bambini e gli adolescenti con fobia scolastica possono sviluppare alcuni sintomi, tra cui disturbi del sonno (come insonnia), e una serie di sintomi somatici come palpitazioni, mal di testa, dolori addominali, nausea, vomito e diarrea.
È fondamentale fare una diagnosi differenziale con altri disturbi psicologici, come la fobia sociale, considerando se i sintomi sono esclusivamente legati all’ambiente scolastico e se tendono a diminuire durante le vacanze o i giorni festivi.
Comorbidità della fobia scolastica con altri disturbi
La fobia scolastica può manifestarsi anche in comorbidità con altri disturbi, tra cui Ansia da Separazione, Ansia Generalizzata, Depressione, Ansia Sociale, Fobia Specifica, Attacchi di Panico, Disturbo Post Traumatico da Stress, Disturbi della condotta, Disturbo Oppositivo-Provocatorio, Disturbo da Deficit di Attenzione-Iperattività (ADHD), e Disturbi Specifici dell’Apprendimento.
Fattori di rischio della fobia scolastica
L’insorgenza della fobia scolastica può essere favorita da vari fattori, tra cui:
- Timore o difficoltà nell’affrontare prestazioni scolastiche, come test, interrogazioni o compiti extra.
- Desiderio di restare con i genitori o in un ambiente sicuro, come la casa.
- Problemi di socializzazione con i coetanei, dove l’evitamento sembra la soluzione migliore.
- Traumi o esperienze negative vissute a scuola o fuori dal contesto familiare.
- Condizioni cliniche non diagnosticate, come Disturbi Specifici dell’Apprendimento o ADHD, che rendono l’ambiente scolastico eccessivamente stressante.
- Bullismo, che può contribuire a sviluppare la paura e il desiderio di evitare la scuola.
Come si affronta la fobia scolastica?
La fobia scolastica richiede un intervento tempestivo per prevenire conseguenze a lungo termine, come bassa autostima, isolamento sociale o il rinforzo del disturbo.
Un approccio sistemico-relazionale che coinvolga la famiglia del bambino ed eventualmente anche la scuola, è fondamentale per creare una rete di supporto solida e duratura.
La terapia include spesso tecniche di esposizione graduale alle situazioni scolastiche che causano ansia, consentendo al ragazzo di affrontare le proprie paure in modo progressivo e sicuro, aumentando gradualmente la tolleranza allo stress.
Se il disturbo è legato a eventi traumatici o stressanti, la terapia sistemico-relazionale diventa cruciale per migliorare la comunicazione, rafforzare i legami affettivi e sostenere il bambino in un ambiente protetto e accogliente.
Un trattamento integrato e collaborativo è essenziale per favorire il recupero e il benessere psicologico del bambino o dell’adolescente.
Il coinvolgimento dei genitori può inoltre aiutarli a gestire meglio la situazione, comprendendo i segnali del bambino e migliorando le dinamiche familiari.
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