FoMo: quando i Social Media sono fonte di ansia, depressione, sentimenti negativi

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Facebook, Instagram, TikTok, YouTube: sono solo alcuni dei social network più popolari e ampiamente utilizzati ad oggi.

Partiamo dalla definizione di base: che cos’è un social network? Boyd e Ellison (2008) lo definiscono come l’insieme dei servizi web che consentono alle persone di costruire un profilo pubblico, o semi-pubblico, all’interno di un sistema vincolato, nonché di creare una lista di contatti.

Di conseguenza, è evidente che ne derivi un vantaggio a livello sociale – come lo sviluppo e il rafforzamento delle relazioni interpersonali – e identitario – come la possibilità di esprimere e costruire la propria immagine online (Collin et al., 2011).

La facilità con cui si possono creare e condividere contenuti, sui quali gli altri utenti possono interagire tramite feedback (“mi piace”, commenti e condivisioni), è alla base del grande successo di queste piattaforme.

Tuttavia, accanto agli aspetti positivi, emergono anche preoccupazioni relative all’uso eccessivo dei social, con implicazioni psicologiche rilevanti.

Ansia, depressione e inadeguati pattern di sonno sono solo alcuni dei rischi legati al loro utilizzo.

Fenomeno del Fear of Missing Out (FoMO)

Dato che i social network sono considerati lo strumento ideale per essere continuamente connessi con le esperienze vissute dagli altri, e quindi gli stati emotivi negativi vengono esperiti nel nuovo ambiente virtuale, recentemente è stato introdotto il nuovo costrutto di Fear Of Missing Out (FoMO), ovvero un fenomeno che indica la preoccupazione di essere esclusi da esperienze sociali gratificanti (Przybylski et al., 2013).

Come conseguenza, le persone provano sentimenti negativi quando si sentono emarginate da eventi condivisi dai propri amici online, e in generale di fronte a tutte quelle situazioni in cui gli altri sembrano divertirsi ed essi non possono prendervi parte.

Wortham (2011) ha notato un aumento significativo di questo fenomeno nell’ultima decade, alimentato dalla costante connessione che i social network offrono.

La FoMO non solo alimenta sentimenti negativi di solitudine, frustrazione, bassa autostima, ma può anche spingere le persone a sviluppare un uso problematico dei social network.

Questo fenomeno è a sua volta strettamente legato al phubbing (Franchina et al., 2018), termine che unisce le parole phone (telefono) e snubbing (snobbare) (Pearson, 2023), e che descrive l’atteggiamento di trascurare e ignorare i propri interlocutori per consultare il proprio dispositivo, in modo talvolta compulsivo.

Questa abitudine, col tempo, può avere gravi conseguenze sulle relazioni interpersonali e sul benessere psicologico.

Il termine fear della FoMo si riferisce perlopiù allo stato d’ansia provata da chi non deve necessariamente fare qualcosa, eppure si sente in obbligo di farlo (Tanhan et al., 2022).

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La radice della FoMo

La FoMO trova le sue radici nel profondo bisogno degli esseri umani di appartenenza.

A livello neurobiologico, il sistema limbico, in particolare l’amigdala, è responsabile della rilevazione di situazioni che potrebbero costituire una minaccia per la nostra sicurezza, e l’esperienza di esclusione sociale viene interpretata come una vera e propria minaccia, scatenando stress e ansia.

Di conseguenza, gli individui tendono ad adottare comportamenti che minimizzino tali vissuti, ad esempio attraverso il tentativo di rimanere costantemente aggiornati sugli eventi attraverso i social network.

Inoltre, Barker (2016) suggerisce che la FoMo possa essere amplificata dal malcontento verso di sé e la propria vita: confrontarsi costantemente con quella degli altri può rinforzare sentimenti di insoddisfazione, alimentando il circolo vizioso della FoMO.

FoMo: quali conseguenze?

Questo sentimento d’ansia è particolarmente diffuso tra i giovani (Rozgonjukab et al., 2021), anche se i risultati degli studi su questo fenomeno variano.

In generale, però, la FoMO ha impatti importanti sul benessere psicologico e sul piano comportamentale, tra cui:

Comportamenti compulsivi:

  • Aumento dell’uso dei social network come tentativo di colmare il vuoto legato alla paura di essere esclusi;
  • Messa in atto di comportamenti rischiosi, come l’uso del cellulare durante la guida o in altre situazioni pericolose;
  • Ignorare gli interlocutori per potersi concentrare sui social network, portando a fenomeni di phubbing.

Effetti sul benessere:

  • Sviluppo di sintomi depressivi;
  • Riduzione della soddisfazione verso la propria vita;
  • Peggioramento dell’umore;
  • Maggiore stress;
  • Alterazione dei pattern di sonno.

Conclusioni

È fondamentale sviluppare una maggiore consapevolezza su come l’uso di queste piattaforme influisca sul nostro benessere, riconoscendo i rischi legati ai comportamenti compulsivi e alla FoMO.

Solo trovando un equilibrio sano tra connessione digitale e relazioni reali possiamo trarre beneficio dalle opportunità che i social network offrono, evitando di cadere nelle trappole dei comportamenti compulsivi e dell’eccessivo coinvolgimento.

In questo contesto, diventa fondamentale promuovere una comunicazione più autentica, equilibrata e soddisfacente, che possa favorire il rafforzamento dei legami interpersonali, restituendo un migliore benessere psicologico.

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