La figura del mediatore familiare: chi è, a cosa serve

Autore:

ruolo mediatore familiare famiglia in carta tenuta tra le mani

Capita sempre più spesso di sentir parlare della figura del mediatore familiare e del suo ruolo, cruciale nella gestione dei conflitti familiari, nelle relazioni di coppia, nei confronti di minori, ma non solo…

Chi può fare il mediatore familiare? Quando entra in causa?

Come si diventa mediatore familiare?

Proviamo a fare un po’ di chiarezza, rispondendo a questi e altri quesiti.

 

La mediazione familiare

La mediazione familiare è una disciplina trasversale, che unisce sociologia,  psicologia e giurisprudenza e che utilizza tecniche specifiche di mediazione e di negoziazione del conflitto.

La mediazione familiare è quindi un intervento professionale, rivolto a coppie o famiglie, con lo scopo di organizzare o gestire le dinamiche familiari in momenti complessi.

Il mediatore familiare può intervenire durante il processo di divorzio, ma non solo; la mediazione familiare è infatti anche uno dei 4 tipi fondamentali di ADR, alternative dispute resolution (risoluzioni alternative delle dispute), pensata per risolvere eventuali problematiche, anche senza passare per il tribunale.

Il primo centro specializzato in mediazione familiare è stato fondato nel 1974 ad Atlanta, dallo psicologo e avvocato statunitense James Coogler.

 

Il ruolo del mediatore familiare

Il mediatore familiare entra in gioco in presenza di una volontà di separazione e/o di divorzio, con o senza figli coinvolti.

Si rivolge quindi a coppie, coniugate o conviventi, che si trovano in fase di separazione o già si sono separate/hanno divorziato, nel caso sorgesse l’esigenza di modificare accordi precedentemente pattuiti.

Questa figura professionale può ovviamente rivolgersi anche a coppie di fatto, famiglie ricostituite (ex partner e rispettivi nuovi compagni) o al singolo genitore, nel caso in cui la mediazione non si riveli una strada praticabile.

Nel caso di coppie con figli, la figura del mediatore familiare assume ovviamente un ruolo ancor più cruciale, nella riorganizzazione delle relazioni familiari, per creare una continuità genitoriale e con particolare riguardo all’interesse della prole.

Spesso, ma non obbligatoriamente, la figura del mediatore familiare coincide con quella dell’avvocato (se abilitato come mediatore familiare), che funge quindi da mediatore e facilitatore del dialogo e del processo decisionale (decision making) delle parti in causa.

L’obiettivo della mediazione familiare è il raggiungimento di una situazione idonea a entrambi, come ad esempio la co-genitorialità (o bigenitorialità), ovvero la salvaguardia della responsabilità genitoriale individuale nei confronti dei figli, in special modo se minori.

L’obiettivo del mediatore familiare è di condurre imparzialmente le parti alla stipulazione di accordi, in grado di rispondere alle esigenze di tutti i componenti del nucleo familiare, affrontando sia le questioni giuridiche e puramente materiali (divisione dei beni, determinazione dell’assegno di mantenimento…) che gli aspetti emotivi (affidamento dei figli, continuità genitoriale, comunicazione della separazione a terzi…).

Rispetto a quanto accade nella terapia di coppia e/o nella psicoterapia familiare, il mediatore familiare ha un obiettivo “opposto”: favorire la separazione delle parti nel raggiungimento di accordi condivisi.

Ricapitolando, il mediatore familiare è quindi un esperto nella gestione dei conflitti, è imparziale, non dà giudizi, ma si limita a favorire il dialogo tra le parti.

 

Come diventare mediatore familiare: i corsi

Oggi, in Italia la mediazione familiare non è una professione regolamentata, non esiste cioè un organo istituzionale vigilante (un Albo o un Ordine professionale) e non sono quindi stati dichiarati dei requisiti minimi statali per poterla esercitare.

Esistono però corsi di formazione specifici, riconosciuti dalle Regioni ed erogati da agenzie formative accreditate, che rilasciano un attestato di qualifica professionale di “Esperto Mediatore Familiare”.

I corsi per diventare mediatore familiare sono per lo più rivolti a figure professionali già strutturate, come psicologi, avvocati, medici, assistenti sociali, pedagogisti, psichiatri, counselor, operatori di comunità, dipendenti pubblici settore mediazione, laureati in scienze giuridiche, ma anche studenti di psicologia.

Il Master biennale Akoè, riconosciuto dall’A.I.M.S. (Associazione Internazionale dei Mediatori Sistemici), conferisce quindi la qualifica di mediatore familiare, n.40 crediti formativi e n.5 crediti di natura deontologica o di ordinamento professionale dall’ORDINE DEGLI ASSISTENTI SOCIALI.

Una volta conclusa la fase di formazione, il mediatore familiare sistemico ha innumerevoli sbocchi professionali, ancor più dopo l’emanazione della legge 206/2021, nota come riforma Cartabia.

Vuoi diventare anche tu un mediatore familiare e ampliare così le tue  possibilità lavorative?

Iscriviti al Corso in Mediazione Familiare Sistemica di Akoè.

Postato in:

iscriviti alla newsletter

Rimani aggiornato gratuitamente e senza impegno su tutte le nostre iniziative, corsi e seminari.